GIANCARLO RIOLFO: INTERVISTA.

Con un percorso da record la VIS PESARO chiude il girone di andata a 40 punti, seconda, con 4 punti di distacco dal Matelica. Il tecnico alla guida della squadra è mister Giancarlo RIOLFO, 48 anni, ligure di Andora, vicino Albenga, ma doppia cittadinanza e doppio passaporto, dato che la mamma è inglese e il papà italiano. Lo intervistiamo prima dell’ultima partita, poi vinta contro il Castelfidardo. Giancarlo è un uomo schietto e diretto, rigoroso nel lavoro quanto cordiale e aperto nei momenti conviviali. Le sue scelte forse non uniscono la tifoseria ma compattano la squadra e rispondono coerentemente alle sue idee e convinzioni.

Giancarlo RIOLFO, iniziamo dall’inizio, dalla tua carriera di calciatore…

“Sono cresciuto nell’Andora, la squadra del mio paese, ed ho esordito a sedici anni in promozione, poi un anno al Vado in Interregionale. Successivamente sono andato alla Sanremese dove ho fatto un bel percorso per una decina di stagioni. Nel finire ho alternato un paio di campionati al Savona e l’ultima a Cuneo. In pratica nella mia carriera ho vinto un paio di campionati in serie D e ottenuto sei promozioni, come giocatore”.

Come è nata la decisione di diventare allenatore?

“E’ una passione nata negli ultimi anni da giocatore, quando pensavo a cosa fare dopo, mi vedevo allenatore. Per iniziare accettai la proposta dell’Argentina Arma, subentrai che erano ultimi in classifica, feci cinque o sei partite da giocatore-allenatore, poi mi dedicai esclusivamente ad allenare. In pratica mi son fatto fuori da solo. Quell’anno ci salvammo, anzi arrivammo sesti e decisi che la mia vita sarebbe stata quella”.

Che squadre hai allenato?

“Dall’Argentina sono passato a Imperia, poi a Savona anche in lega PRO e Sanremese, fino ad arrivare qui alla VIS PESARO”. Da allenatore sono riuscito ad ottenere cinque promozioni, me ne manca una per pareggiare quelle da giocatore”.

Hai descritto un percorso che ti ha visto quasi sempre giocatore e allenatore in Liguria, la tua regione. Come è avvenuto il passaggio alla VIS?

“Avevo già deciso che per la mia crescita professionale avrei cercato opportunità fuori regione, pur essendo le squadre che ho citato importanti a livello nazionale. Così dopo un paio di contatti con altre società mi è arrivata la proposta della VIS PESARO, con il direttore Stefanelli, e sono stato ben felice di accettare”.

Al di là delle immancabili polemiche che accompagnano le vicende di ogni allenatore, come ti sei trovato a Pesaro?

“A Pesaro ho trovato una città ospitale, all’avanguardia nel campo dell’impiantistica sportiva, con potenzialità enormi, una grande passione verso la squadra, una piazza che per quello che ho sottolineato, per la sua la storia, il movimento calcistico meriterebbe sicuramente palcoscenici e categorie più importanti”.

Oltre all’esperienza sul campo hai approfondito e perfezionato la tua preparazione professionale conseguendo il patentino UEFA PRO. Questo ti gratifica e ti consente di avere tutti gli strumenti di conoscenza per fare al meglio l’allenatore…

“E’ stato un percorso lungo e non semplice, non avendo i punteggi che hanno i giocatori di serie A o B. La mia passione mi ha sostenuto, con la voglia di migliorare e conoscere questo mondo ho fatto anche il corso di DS e ho studiato per ottenere i vari patentini di allenatore fino a quello massimo che ho ora”.

Quale è la tua idea di calcio e l’allenatore o comunque la scuola tecnica a cui fai riferimento?

“Eh, la mia idea di calcio si è evoluta, è cambiata e in un certo senso ammorbidita nel tempo. Nel senso che ero partito come estremista del palleggio, del possesso palla, della ricerca del bel gioco a tutti i costi. Nell’evoluzione, in questi quindici anni da allenatore e con le esperienze che ho fatto, nel confronto continuo con tanti allenatori, mi sono convinto che è essenziale mettere al centro di tutto i giocatori che ho a disposizione. A volte devi adattare le tue idee ai giocatori che hai, oltre a convincere i giocatori ad accettare la tua idea di calcio. Questo mix ti può portare ogni anno ad evolvere o modificare la tua idea. Sta anche in questo la bravura di un allenatore. Per quello che riguarda un riferimento particolare, essendo interista ho sempre avuto un debole per Mourinho e per il suo percorso tecnico all’Inter. Poi ci sono maestri come Guardiola e Sarri, che dai dilettanti è arrivato ad un livello internazionale, e per la gestione del gruppo Ancelotti. Però è chiaro che per allenare bisogna avere personalità e rimanere se stessi senza copiare passivamente”.

Passiamo alla tua squadra e allo staff tecnico: soddisfatto del tuo gruppo?

“Partiamo dal direttore Stefano Stefanelli che è stato fondamentale per il mio arrivo qua e per la costruzione della squadra e dello staff, con lui c’è sinergia e affiatamento. Ho uno staff di lavoro giovane, da Paolo Pantera che è il mio secondo, a Simone Arceci il preparatore, ad Andrea Bartolucci, allenatore dei portieri. Con loro ho un ottimo rapporto sia umano che tecnico. Con il tempo la mia fiducia nei loro confronti è aumentata e spero lo stesso da parte loro, tanto da pensare di continuare questa collaborazione in futuro, alla Vis Pesaro o altrove. Per quello che riguarda la squadra fin dai primi minuti ho conosciuto giocatori con grande voglia di far bene, fame di risultati e l’idea chiara di dare il massimo di se stessi. Ho visto una grande disponibilità nel mettersi a disposizione per capire le mie idee e da parte mia cerco sempre il confronto con loro. Questo favorisce quella unità di intenti che forma un gruppo capace di avere lo stesso obbiettivo professionale. Sono ragazzi che hanno capacità umane e tecniche che non si discutono. Ci sono giocatori esperti e altri molto giovani, come chiede la categoria, tutti comunque all’altezza dell’impegno a cui sono chiamati”.

Quali sono gli obbiettivi che ci possiamo porre arrivati a Natale, la fine del girone di andata?

“Fortunatamente sono gli stessi che avevamo all’inizio, ad Agosto. Già dal primo incontro abbiamo messo in chiaro quale era il nostro obbiettivo, mio personale, dello staff e dei giocatori. Per la bravura che abbiamo messo in campo e i risultati ottenuti possiamo ripeterci le stesse cose. Poi nel calcio vince uno solo, importante è essere soddisfatti per quello che si è fatto per raggiungere l’obbiettivo, anche se può succedere che non lo si ottiene. Questo vuol dire crescere in cultura ed essere sempre al massimo anche in situazioni non positive”.

Arrivati a questo punto, viste tutte le squadre, possiamo dire di essere in grado di giocarcela con chiunque…

“Il girone di ritorno è sempre più difficile e combattuto. La classifica al momento è chiara. Per ottenere qualcosa di più bisogna superarsi, comunque consapevoli di dover dare il massimo, senza porci limiti e senza estremizzare la volontà di ottenere risultati”.

Chiudiamo con gli Auguri…

“Sicuramente gli Auguri e un grazie gigantesco a un pubblico caloroso e fuori da questa categoria, nel senso che i numeri che fa la Vis sono rarissimi in questa serie, per la passione che mettono nel sostenerci ogni domenica, anche con lunghe trasferte. Va dato atto ai nostri tifosi di questo e li ringraziamo sempre. Da parte nostra faremo sempre il massimo per dare a loro le migliori soddisfazioni. Auguri alla VIS PESARO tutta intera, un grazie particolare ai presidenti Ferri e Bizzocchi, al Direttore Generale Amadori, a tutti i dirigenti e ai collaboratori che giornalmente lavorano per migliorare sempre la società. Auguri e Buon Natale a tutti”.

Chiudiamo questa intervista inconsapevoli del dramma che avremmo vissuto prima di Natale con la scomparsa di Matteo Ghiselli, un ragazzo della categoria allievi. La vita è sempre in agguato, con le cose negative o positive che ci succedono. Giancarlo esce dall’ufficio e va a dare una occhiata al campo del Benelli. Lo osserva, raccoglie qualche erba cattiva e la getta via, con competenza e amore cerca di preservarlo il più possibile, come un artigiano custodisce con cura i suoi strumenti di lavoro. Ha instaurato un rapporto molto bello con Giovanni, lo storico custode del manto erboso; cerca di convincerlo, ne ascolta le opinioni. L’erba è più bella di qualche mese fa, ma ora, d’inverno, viene il periodo più difficile. Poi guarda le porte e le tribune vuote e il pensiero va da qualche parte, lontano o vicino, fino alla prossima partita.

Luciano Bertuccioli